
L’HARPAGOPHYTUM PROCUMBENS, comunemente conosciuto col nome di “Artiglio del Diavolo”, è una radice preziosa principalmente usata per la cura dei reumatismi.
E’ certamente uno degli esempi più eloquenti della ricchezza di certe medicine empiriche indigene che solo in questi ultimi anni stanno trovando conferma sulla loro ampia utilità grazie ad approfonditi studi scientifici condotti, ormai, da numerosi gruppi di studiosi, con sede nelle più svariate nazioni.
L’Artiglio cresce spontaneamente nel deserto del Kalahari e nelle steppe africane della Namibia.
Durante la stagione delle pioggie, appaiono rapidamente delle grosse foglie e grandi fiori rosso violetto, ma la parte che si usa, è la radice secondaria della pianta.
Questa si sviluppa in profondità a circa 1 mt. per cercare l’umido che le permette di resistere al calore ed alla disidratazione.
Infatti, da 100 kg. di radice fresca, si ottengono solo 6 kg. di radice essicata.
Come spesso accade in questi luoghi, l’Artiglio rientra da antichissima data, negli usi degli stregoni dell’Africa del Sud.
Curiosamente, fu proprio seguendo uno di questi stregoni, che si venne a scoprire dove lo raccoglieva e come lo preparava per usarlo principalmente per la cura dei reumatismi e dei vari dolori articolari.
Questa pianta fu poi introdotta in Europa dagli Inglesi ai tempi della rivolta degli Ottentotti (1904DC) confermando scientificamente le virtù medicamentose.
Lo strano nome di “Artiglio” è dovuto al suo grosso frutto, grande come una mano, che ne racchiude i semi. Secco, presenta numerose escrescenze a forma di dita dotate di numerosi uncini, alcuni rivolti all’insù ed altri all’ingiù.
Quando i frutti si seccano, rotolano spinti dal vento della savana, quindi possono andare a conficcarsi nella pelle degli animali che, grattandosi, non riescono più a liberarsene, soffrendo molto. Da quì il nome della pianta come la conosciamo.
Gli sono riconosciuti dei principi attivi come: arpagoside, arpagide e glucochinine che possiedono diverse attività.
L’arpagoside è principalmente antinfiammatoria ed anche analgesica.
Le glucochinine hanno azione antidiabetica, probabilmente diminuendo/inibendo gli enzimi responsbili alla degradazione dell’insulina. Chi vuole avere un sollievo, totalmente naturale, dai fastidiosi dolori articolari, lo può usare tranquillamente sia nella fase acuta che cronica.
PREPARAZIONE: Mettere un cucchiaio da tavola di radice in 750 ml. di acqua fredda. Portare ad ebollizione e lasciar bollire per 3 minuti. Riposare tutta la notte.
MODO D’USO: Al mattino si filtra e se ne beve una tazza prima di colazione, pranzo e cena.
Di sapore amaro al quale, però, ci si abitua presto. Raramente ha un blando effetto lassativo iniziale, basta ridurne la dose.
Dà comunque conforto sapere che, anche dopo l’interruzione dei trattamenti, sembra che il procedimento di miglioramento non finisca. L’infiammazione diminuisce e i dolori reumatici si riducono sensibilmente.
Disponibile, in commercio, anche in comode e pratiche capsule.
Anche in questo caso, si ha un ulteriore esempio di come certe vecchie ed empiriche osservazioni di medicina popolare indigena, abbiano oggi potuto essere confermate da opportune sperimentazioni mediche.